Come prima cosa diciamo che il glucosio, che tutti noi conosciamo come “zucchero”, è il nutriente più importante per il nostro organismo. Peccato che se ne introduciamo troppo: come tutti gli alimenti, anche lo zucchero, a concentrazioni nel sangue elevate, diventa tossico e persino velenoso.
La malattia diabetica insorge quando nel sangue vi sono concentrazioni troppo elevate di zucchero.
Di solito si ritiene che:
- fino a 125 mg/dl non vi sia nessun problema per l’organismo,
- da 125 a 140 mg/dl siamo in una zona che deve cominciare ad allarmarci,
- sopra i 140 mg/dl è assolutamente necessario mettersi sotto controllo medico.
Secondo l’Osservatorio sul Diabete in Italia (IBDO) i soggetti diabetici adulti sono circa 3,6 milioni, ovvero l’8% degli adulti e la patologia è in espansione se si considera che circa il 4% della popolazione adulta, ovvero un altro 1,8 milioni di persone, è in uno stato di ridotta tolleranza al glucosio che si può considerare l’anticamera della patologia diabetica conclamata. La malattia diabetica ha una prevalenza piuttosto bassa fino ai 45 anni, ma da quell’età in avanti la crescita è esponenziale fino ai 75 anni.
Ma perché può succedere che la concentrazione di zucchero nel sangue salga oltre i valori consentiti?
L’organismo tende sempre all’equilibrio e regola continuamente migliaia e migliaia di parametri. Nel mantenimento dell’equilibro della concentrazione di zucchero nel sangue è coinvolto un ormone, prodotto nel pancreas, che si chiama insulina, il quale ha il compito di ridurre la quantità dello zucchero circolante quando i valori della sua concentrazione salgono troppo.
Quindi è evidente che una ridotta capacità di produzione dell’insulina o la sua totale assenza di produzione porti la concentrazione di zucchero nel sangue a crescere molto perché non c’è più l’ormone che la regola.
Un’altra situazione che può verificarsi è quella in cui l’insulina viene prodotta normalmente ed in alcuni casi anche in eccesso, ma “si sono rotti” o sono danneggiati i recettori per l’insulina nei vari organi che si devono occupare di smaltire lo zucchero in eccesso.
La prima condizione, che spesso ha esordio giovanile, si chiama Malattia Diabetica di Tipo 1, mentre la seconda condizione, che è di gran lunga la più frequente, ha esordio più tardivo, ed è strettamente dipendente dagli stili di vita non salutari (sedentarietà e iperalimentazione su tutti) e viene definita Malattia Diabetica di Tipo 2.
Il diabete, la bocca e i denti
Per quanto attiene al dentista ed ai suoi pazienti, bisogna sapere che la Malattia Diabetica purtroppo influisce negativamente anche a livello della bocca in quanto i pazienti diabetici presentano un’elevata tendenza a sviluppare infezioni e una rallentata guarigione delle ferite. Trattamenti odontoiatrici e di igiene dentale semplici e non chirurgici possono essere eseguiti in anestesia locale, ma è indicato fissare gli appuntamenti la mattina dopo la colazione e l’assunzione dei farmaci: all’inizio e al termine di ogni trattamento odontoiatrico si devono monitorare i livelli di glucosio nel sangue.
Nel 50% dei soggetti affetti da diabete si manifestano quadri di malattia parodontale più severi rispetto ai soggetti sani, è più facile riscontrare xerostomia, cioè la riduzione del flusso salivare, con conseguente sensazione di bruciore e rischio aumentato di sviluppare carie a livello dei colletti dei denti: inoltre se la terapia farmacologica non viene seguita correttamente possono verificarsi candidosi, ulcere e afte ricorrenti.
E’ fondamentale un’attenta prevenzione delle infezioni del cavo orale, è bene eseguire controlli periodici sia dal dentista che dall’igienista dentale per cercare di monitorare la situazione nel tempo e ridurre al minimo gli interventi odontoiatrici.
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