Questa fotografia ha una storia ed è una storia bellissima che ci fa capire il senso della qualità percepita e soprattutto la differenza tra ciò che viene percepito e la realtà delle cose.
Mi piacerebbe che ognuno di voi, fin da ora, si fermasse e scrivesse quello che pensa di questa foto, quello che gli suscita.
Probabilmente molti penseranno che si tratta di uno scatto che celebra l’amore. Ed avrebbero probabilmente ragione. Molti di voi penseranno che celebra l’amore omosessuale (ammesso che l’amore omosessuale sia qualcosa di diverso dall’amore, sic et simpliciter). Ed avrebbero torto.
Ora vi racconto la storia di questa foto: nel 1968 un certo Rocco Morabito, americano di chiare origini italiane, se ne va a zonzo con la sua Rollei medio formato e la sua attenzione viene attratta da un grido terribile. C’era stata una piccola tempesta nella notte e un operaio era in cima a un palo a fare dei lavori di riparazione, quando probabilmente tocca un filo ad alta tensione e rimane folgorato. Il suo collega di lavoro, che era a terra, si imbraga e si arrampica fino in cima al palo, nel frattempo grida di cercare aiuto, e così come vedete nella foto, si getta a praticare una respirazione bocca a bocca all’amico e collega. Rocco è nel momento giusto, con lo strumento giusto e fa il suo lavoro di giornalista di cronaca mentre qualcuno si stava già occupando di chiamare i soccorsi. Con questa foto, intitolata “Il bacio della vita” vincerà il Premio Pulitzer.
Dal punto di vista fotografico questa foto è un capolavoro assoluto. Tralascio di descrivervi i tecnicismi sull’importanza dei punti di fuga, sulle simmetrie e quant’altro. Vorrei solo che vi concentraste sulla vostra prima impressione. Quella che avete avuto appena l’avete vista: la qualità percepita della foto e del suo contenuto.
Nella vita spesso ci accade che vediamo quello che vogliamo vedere. Proiettiamo i nostri desideri, o spesso anche le nostre paure, su ciò che osserviamo o percepiamo. Il mio professore di neuroendocrinologia diceva che noi vediamo col cervello, non con gli occhi.
Lo stesso errore lo facciamo anche quando dobbiamo prendere una decisione. Gli studi hanno ormai acclarato che i nostri meccanismi decisionali quasi mai rispondono a logiche di tipo analitico, ma quasi sempre ci affidiamo ad euristiche di senso che assai poco hanno a che fare con l’analisi dei fatti.
Allora, quando dovete prendere una decisione importante, per esempio riguardante la vostra salute o la salute dei vostri cari, state attenti a non commettere gli stessi “errori percettivi”.
E’ importante che nelle cose importanti della vita, e la tutela della nostra salute è una di queste, prendiamo l’abitudine di andare in profondità non fermandoci alla superficie. Comprendere cosa ci viene proposto e perché, collaborare nella decisione, essere consapevole dei vantaggi, dei costi e delle alternative. Tutto questo concorre a prendere la decisione giusta e logica.
Se confondiamo la qualità percepita con la qualità reale di uno studio dentistico o di una prestazione professionale, esprimiamo un giudizio basato sugli indizi che comprendiamo meglio e ci limitiamo a valutare la superficie delle cose: quello che, semplicemente, appare.
Il parallelismo tra la foto proposta (con la sua storia) ed il valore di uno studio dentistico, risiede proprio nell’occhio di chi sta osservando. Sull’equivoco tra ciò che sembra e ciò che è alcuni professionisti e molta parte delle catene dentali hanno costruito la propria mission.
A pagare il prezzo di una percezione errata sono i pazienti stessi.